In questo periodo non c'e' partito politico che non parli di federalismo e autonomia, d'istituzioni vicine al territorio, di trasferimento di competenze e funzioni verso gli enti locali. Tutti sembrano concordare che il federalismo sia un ottimo strumento per affrontare efficacemente vecchi e nuovi problemi, indispensabile per migliorare la qualità dei servizi, insomma uno strumento che permetterà ai cittadini di controllare le scelte che riguardano il territorio in cui vivono. Alla luce di tale "convergenza" d'opinioni, diventa veramente difficile spiegare quello che sta succedendo in questi mesi in Sicilia; varie compagnie petrolifere (inglesi, americane e italiane) hanno chiesto alle autorità di effettuare delle trivellazioni, in maniera di individuare l'esistenza di giacimenti petroliferi davanti alle coste siciliane, nel mare siciliano. Le istituzioni politiche isolane, la quasi totalità dei politici siciliani indipendentemente dal loro colore politico hanno risposto in maniera univoca e inequivocabile, si sono schierati contro queste trivellazioni. Nonostante l' arrembante federalismo è la netta contrarietà delle istituzioni regionali e dei siciliani, le trivellazioni rischiano invece di essere effettuate. COME MAI? Presto detto, mentre per effettuare i sondaggi in terra ferma la regione ha voce in capitolo, per le trivellazioni off-shore (in mezzo al mare) la decisione spetta essenzialmente al ministero dello sviluppo economico, che non sembra avere alcuna intenzione di bloccare le ricerche. Insomma l'autonomia regionale e lo spirito federalista si fermano alla terra ferma, il mare sembra essere monopolio del vecchio e tanto vituperato stato centrale. Ovviamente si spera che il mare stesso sia stato avvertito della cosa, che insomma, davanti ad un eventuale versamento di petrolio proveniente da qualche piattaforma si astenga.. insomma... non si permetta di portare a riva il liquame poiché è lì che inizia l'autonomia regionale (sic). Le battute caustiche per non dire macabre sembrano non essere estranee a questa brutta faccenda, il quotidiano "La Repubblica" nella parte dedicata alla cronaca siciliana (edizione del 03/08/2010) riporta che a seguito delle pressanti richieste il ministero abbia fornito delle simulazioni d'incidenti allo scopo di rasserenare gli animi; il ministero ha spiegato che le correnti marine vanno quasi sempre dalla terraferma verso il largo, quindi sembra dire : "tranquilli ragazzi il petrolio se lo porterà quasi sempre il mare al largo e quasi mai, il mare, il petrolio lo porterà a riva"...CHE MATTACCHIONI!!... Alcuni potrebbero obiettare che non bisogna chiudersi in un bieco egoismo, che quelle risorse servono alla nazione intera e che se ognuno bada al proprio torna conto si andrà contro gravi conseguenze; sinceramente in questi termini si può iniziare a ragionare, ma ad una sola condizione che questa cosa venga detta e trasmessa a reti unificate da qualche campione del federalismo ( Bossi, Calderoli o qualcun altro poco importa), ovviamente il messaggio è da trasmettere a reti unificate più volte e nelle fasce di maggior ascolto. A tali obiezioni si potrebbe rispondere che il business del petrolio in Sicilia senza i nuovi pozzi rappresenta già un giro di affari di 300 milioni di euro l'anno e che la regione Sicilia incassa la miseria 420 mila euro l' anno per le royalties. Qualcuno potrebbe ricordare che in Sicilia si raffina circa l' 80 % del petrolio che viene consumato nella penisola con ricadute sull' ambiente e la salute della gente disastroso (un dato per tutti: a Priolo si registra il più alto tasso di deformazioni infantili d' Europa) e sempre ad un eventuale accusa di bieco egoismo localistico si potrebbe ribattere che tra qualche anno il rigassificatore che sorgerà a Porto Empedocle sarà in grado di immettere nella rete nazionale un quantitativo di gas che soddisfererà il fabbisogno di tutta la penisola. Insomma abbiamo dato, continueremo a dare, pagando costi giganteschi, avendone in cambio poche briciole, detto questo:perché insistere con nuove ricerche? con nuove trivellazioni? perché provocare altra distruzione? Finiamo con un po' di sano populismo: è nostro parere che le bellezze naturali che rischiano di essere danneggiate in maniera irrimediabile sono sì bellezze siciliane, perché ubicate nell' isola, ma esse ci piace pensarle come fossero delle vere e proprie opere d'arte e come tali chiunque ha il diritto e il dovere di difenderle poiché esse appartengono a tutti...proprio a tutti.. sì anche ai campioni di questo strano federalismo.
Autore Franz Libero Bonomo
Fonte: Alqamah
Autore Franz Libero Bonomo
Fonte: Alqamah
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